Rivoluzione e conservazione non sono necessariamente antitetiche, importa la forza dello spirito,
che non è mai egoistica né gretta. Luigi Oddero, un viticultore vitale legato alla tradizione.
Il rapporto misterioso tra le Alpi e le vigne.

"Vino al Vino" Mario Soldati

L’insegnamento di Luigi Oddero, che faceva del concetto di tradizione il punto di forza della propria azienda, si ritrova anche nella produzione in cantina.

Tradizione nel senso storico, con una cantina poco distante da Santa Maria di La Morra che fu di proprietà di Luigi Parà, un gentiluomo di Cherasco che, stabilitosi in Langa, decise di sperimentare nuove soluzioni agronomiche tanto da suscitare l’interesse di Domizio Cavazza, direttore della scuola enologica di Alba, che rimase colpito dai metodi innovativi ed economici adottati dall’azienda. Una figura quasi mitologica quella di Parà, su cui si sprecano gli aneddoti: a lui si deve la costruzione della torre Specola, che è il simbolo della nostra azienda, da cui il cavaliere Parà osservava il lavoro in vigna e con un rudimentale megafono impartiva ordini ai braccianti.

Tradizione nel senso pratico del termine: lo stile che si tiene in cantina vede l’uso sia delle vasche di cemento sia delle botti grandi di rovere francese. Uno stile tradizionale, come molti amano definirlo, che vede l’esempio più calzante nella produzione del Barolo ottenuto dalla vinificazione delle uve provenienti da vigneti collocati in diversi comuni della denominazione: La Morra, Castiglione Falletto e Serralunga d’Alba

E la tradizione prosegue anche nel mantenere i vitigni storici tipici di Langa, come la Barbera, il Dolcetto e la Freisa, per dare il senso di quanto la storia di questa cantina sia radicata nella Langa.

Oggi in cantina la lezione di Luigi viene portata avanti da Stefano Boffa e Gregorio Tura, collaboratori storici di Luigi, che coadiuvati dalla consulenza enologica di Dante Scaglione ne hanno raccolto il testimone.